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Un soggiorno di lavoro di tre anni nella laguna più grande del mondo che ci ha cambiato la vita per sempre.

Caldo e Aurélie

2002 - 2005

Informazioni generali

Mi sono trasferito a maggio del 2002 per lavoro come responsabile di produzione di una fabbrica di birra... Aurélie lavorava come stagista... lascio immaginare il seguito. Siamo venuti via nel 2005 alla fine del mio mandato. Tre anni in cui abbiamo vissuto i ritmi dell'isola, conosciuto i costumi della gente e ogni angolo di questa piccola isola, ma anche tre anni in cui abbiamo conosciuto un sacco di amici con cui abbiamo passato dei momenti unici e fantastici. Rimarranno sempre dentro di noi anche se probabilmente non li incontreremo mai più.

La Nuova Caledonia non è molto grande ma di bellezze ne racchiude proprio tante, specialmente nella grande laguna che la circonda, la più grande del mondo. L'isola è lunga circa 400 km e larga 50 ed è divisa longitudinalmente da una catena "montagnosa" sui 600-1000 m di altitudine. La costa est, umida con fitte foreste, è spesso a picco sul mare ed è abitata principalmente dai kanak, suddivisi in tribù. La costa ovest al contrario ha molte praterie e mangrovie, degrada dolcemente verso il mare ed è abitata principalmente dai colons, discendenti dei coloni francesi che occuparono l'isola. L'interno è ricco di fiumi, laghi e foreste tropicali, spesso impenetrabili. Tutt'intorno all'isola, ci sono 1600 km di barriera corallina che forma, appunto, la laguna più grande del mondo. Oltre la barriera ci sono alcune isole di origine vulcanica come l'Isola dei Pini e le Isole della Lealtà (Lifou, Maré e Ouvea). La temperatura è sempre intorno ai 25 °C, con punte minime di 15 °C a Luglio e Agosto e punte massime di 35 °C a Gennaio e Febbraio. Il vento è pressochè una costante, sui 10-15 nodi al mattino, si rinforza a 20-35 nodi nel pomeriggio. Gli Alisei di sud est sono il piacere dei velisti e surfisti. Il periodo tra Gennaio e Marzo è caratterizzato da una maggiore umidità e dai cicloni

La popolazione si pensa sia all'incirca 200.000 abitanti (nell'ultimo censimento i locali si sono rifiutati di farsi censire) e circa il 60% abita a Nouméa (la capitale), me compreso. Circa la metà è locale (kanaks o melanesiani), il resto è costituito da francesi (30%) e da indonesiani, polinesiani, wallisiani, futuniani, vanuatesi (non sono extraterrestri, sono gli abitanti delle isole qui intorno)... un bel crogiolo di razze tutte diverse. Ad esempio i kanaks sono molto timidi, senza iniziativa principalmente e molto legati alle loro tribù, nelle quali vive ancora la maggior parte. Futuniani e wallisiani sono invece molto più espansivi, ma anche più pericolosi, tenuto conto che sono tutti degli armadi a 4 ante con polpacci grandi come cosce.

Sebbene la Nuova Caledonia sia un POM (Pays d'Outre Mer) francese governato da francesi, i capi tribù (grand chef) giocano ancora un ruolo molto importante sulla loro gente. Di tribù ce ne sono circa 300 ed ognuna è economicamente indipendente e autosufficiente (almeno in teoria). La tribù funziona infatti come una piccola comunità in cui ognuno partecipa con quel che può al suo sostentamento: chi pesca, chi coltiva l'igname (alimento base dei kanaks), chi ripara le capanne e così via. Dalla Francia arrivano comunque molti quattrini per il sostentamento dell'isola e per calmare le tendenze separatiste dei locali. Sull'isola si parlano 27 lingue differenti, molto preistoriche ed elementari (es. il nome cibo è uguale al verbo mangiare che si usa sempre all'infinito). Tra di loro non si capiscono se non con il francese che è parlato comunque dalla maggioranza, anche se vissuto da molti come una lingua straniera. Le passioni dei kanaks sono la pesca di pesci e granchi sulla barriera o tra le mangrovie, le feste e i barbecue in tribù o sulla spiaggia e bere birra, tanta birra . Alcuni di loro cominciano a bere il venerdì sera e finiscono fino a che non si reggono più in piedi o non hanno finito i soldi. Purtroppo a questo problema sono legati anche la violenza domestica (non sono poche le donne violentate dai mariti ubriachi), gli incidenti sulla strada ( bevono in auto), l'inquinamento (gettono le lattine vuote dal finestrino) e ovviamente la salute. Durante la nostra permanenza il governo locale decise di vietare la vendita di alcolici freddi per impedire che i kanaks bevessero casse di birra direttamente in auto. Il risultato è stato che la vendita di birra è crollata del 30% (ahimè per la mia produzione) e i kanaks hanno contenuto ad ubriacarsi in auto mischiando direttamente in bocca la coca fredda e il whisky.


Gruppo di Kanak nella loro tribù. Il senso di appartenenza alla terra e il desiderio di indipendenza dalla Francia è molto forte tra i giovani anche se totalmente incapaci di gestire la loro vita e quella economica del paese. Sotto i due estremi delle attività delle donne sull'isola, la danza taithiana per le polinesiane e il cricket per le kanak.

La case del capo tribù du Petit Colis, sopra la Bougna piatto tipico kanak, a base di pesce o carne, verdure, il tutto macerato nel latte di cocco, avvolto in foglie di banano e cotta sotto terra a contatto con sassi ardenti

L'economia dell'isola non si basa né sul turismo né sulla pesca. La Nuova Caledonia possiede i più grandi depositi al mondo di nickel all'aria aperta (quindi facilmente sfruttabili) ed è il secondo produttore mondiale di cobalto. Le cave e lo sfruttamento minerario sono visibili su tutta l'isola. Il rosso della terra, privata degli alberi e della foresta, è visibile ovunque. Durante i periodi di pioggia, la terra, non trattenuta più dalle radici, fluisce verso la laguna coprendo il corallo di un limo rossastro. In certi punti il corallo sta ormai morendo, ma gli interessi economici sono purtroppo troppo elevati e l'isola è troppo poco conosciuta per scatenare le reazioni delle organizzazioni ecologiste.... anche se si tratta di un paradiso terrestre.

La Nuova Caledonia come ogni altro posto tropicale viene interessata dai cicloni nel periodo estivo. Avevo un po' sottovalutato questo aspetto dell'isola, anche perchè i primi che sono arrivati sono passati un po' distanti da qui, ma quando è arrivato quello vero.... beh non è stata una passeggiata.  Come per i più famosi uragani americani, anche quelli del sud pacifico vengono chiamati per nome e in ordine alfabetico.
Il primo ad arrivare è stato Zoe il giorno della Befana, è passato tra le Isole Vanuatu e le Isole Fiji, a circa 900 km da qui. Non ha neanche piovuto e la maggior parte si è divertita con le tavole da windsurf. Poi è stata la volta di Ami, il 14 gennaio, che è passato ancora più lontano (1500 km da qui) tra le Isole Fiji e le Isole Tonga dove ha spazzato un villaggio di capanne in un'isoletta sperduta. Ci hanno messo una settimana per portare loro i soccorsi. Il 3 febbraio è venuto a trovarci finalmente Beni. Dopo aver travolto le Isole Vanuatu si è diretto verso la Nuova Caledonia ma quando è arrivato qui era un po' spompo. Nonostante tutto è scattata l'allerta, tutti barricati in casa, vento fortissimo, pioggia, qualche finestra rotta ma niente di più. Ho pensato, certo che quelli americani sono un'altra cosa !
La musica è cambiata con Erica, si è formato un po' più a sud delle Isole Salomone e poi ha puntato dritto qui, ha percorso tutta l'isola da nord a sud devastando tutto quello che ha incontrato. A Nouméa è arrivato la mattina del 14 marzo 2003, all'inizio pioggia e vento forte, poi verso mezzogiorno il finimondo: alberi che si spezzavano come se fossero grissini, macchine che si spostavano, container che venivano ribaltati come cartoni vuoti, barche catapultate sulla terraferma, una centrifuga di lavatrice di un'ora. Poi di botto, nulla. Niente più pioggia, niente vento, un silenzio irreale, sopra di noi addirittura il cielo azzurro, ma intorno si continuava a vedere la furia della tempesta e il nero delle nuvole che girava. Eravamo esattamente dentro l'occhio del ciclone ! Dopo cinque minuti siamo rientrati nella centrifuga ma nel senso inverso, tutte le cose che erano state piegate in un senso ma erano resistite, hanno definitivamente ceduto. Il giardino di casa è diventato una palude, il garage si è gonfiato come un pallone e poi la saracinesca è esplosa, i tetti delle case che perdevano le tegole come se qualcuno soffiasse su una tavola piena di briciole. Alle due era tutto finito, bisognava solo raccogliere i cocci. Numerosi i senza casa, soprattutto nelle tribù, un morto annegato, un quarto delle barche in vendita, strade interrotte etc etc etc... quasi come nei finti film americani.


Una ripresa di Erica dal satellite prima di raggiungere la Nuova Caledonia. L'isola è stata devastata completamente ma per fortuna le vittime non sono state numerose.

La vita sull'isola

Nonostante alcune note negative la Nuova Caledonia è senz'altro un paese magnifico per chi ama la vita outdoor e lo sport. E' incredibile per esempio vedere a Nouméa la quantità di gente che corre, va in bici o in pattini la sera sul lungomare o vedere la moltitudine di vele di windsurf e kitesurf sul mare. Da quando sono qui mi sono unito anch'io a questa orgia sportiva, e alle mie attività solite (arrampicata, corsa e diving) ho cominciato a fare qualche raid di corsa in montagna, mi diletto con il windsurf, il catamarano, un po' di parapendio e ho scoperto anche il canyoning.

Sopra, kitesurf nei pressi della barriera corallina e a sinistra la nostra squadra "Les 3 Trolls"  alla Trans Cal, raid di 2 giorni di circa 40 km nella foresta. E' un'occasione per passare nei territori delle tribù che per l'occasione aprono l'accesso alla gara.
A destra Aurelie sulla cascata della Thy. Sotto una Manta durante un'immersione a Ouvea.

In ogni caso l'outdoor è l'essenza della vita sull'isola. Anche senza fare sport ci si diverte con un'escursione a piedi nella foresta, un'uscita in barca a vedere i delfini, un week end su un isolotto tutto per noi.

Per la sera, una volta entrati nel giro, le feste private sono all'ordine del giorno ed è l'unica valida alternativa ai soliti posti di Nouméa. Infatti dopo due mesi che abitate qui i posti li avete già visti tutti e al di fuori di Nouméa è la calma piatta assoluta.

I nostri amici che ci hanno accompagnato in questi tre anni indimenticabili