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Alla scoperta della natura selvaggia e delle popolazioni indigene delle Nuove Ebridi.

Caldo e Aurélie

12 - 21 Dicembre 2003


 

Alcuni, forse molti, non sanno neanche della loro esistenza. In realtà 20 anni fa si chiamavano Nuove Ebridi, e, chi come me, viaggiava con la fantasia nei mari dell'Oceano Pacifico sul mappamondo di casa, ne ha conservato un vago ricordo di qualche cosa di molto lontano. Le Vanuatu hanno ottenuto la loro indipendenza nel 1980 dalla Francia e dall'Inghilterra allo stesso tempo, essendo state il "Condominio Anglo Francese" delle Nuove Ebridi. Sono costituite da un arcipelago di 83 isole situate tra l'equatore e il tropico di capricorno, a est delle Isole di Salomone. Le isole sono molto selvagge e montagnose, spesso sono di origine vulcanica e alcune sono ricoperte da una foresta lussureggiante. Generalmente le aree più interne e più montagnose sono impenetrabili, mentre le coste sono impiegate per la coltivazione del cocco.

Sorvolando l'isola di Efate

La popolazione, costituita per la maggior parte da un gruppo melanesiano chiamato Ni-Vanuatu, é estremamente giovane (50% ha meno di 15 anni, con una media di 6 figli per coppia) ed é di una gentilezza e disponibilità singolare. L'80% abita in villaggi sparsi soprattutto sulle coste e vive essenzialmente di bestiame ed agricoltura: coltivazione del cocco per la produzione di copra, coltivazione di cacao per l'esportazione e coltivazione di kava, radice dalla quale si produce una bevanda dall'effetto anestetico e rilassante consumata in tutto l'arcipelago, Fiji e Nuova Caledonia. All'interno delle isole vi sono numerosi Kastom Villages ove la gente ha conservato costumi, lingua e abiti semi primitivi. Sulle isole si parlano circa un centinaio di lingue, ma la lingua più conosciuta é il Bislama, una specie di inglese semplificato e scritto alla stessa maniera di come viene pronunciato. Per noi italiani é quasi più facile dell'inglese !

Ad esempio:
goodnight = gudnaet, please = plis oppure excuse me = skiusmi. Facile, no ? E quando ci sono parole complicate si semplifica. Per esempio "I'm vegetarian" lo traducono "Mi no kakae mit", dove kakae = food = to eat e mit è la carne (meat in inglese). 


Isola di Efate

Dalla Nuova Caledonia atterriamo sull'Isola di Efate a Port Vila, capitale delle Vanuatu. La città non offre un granché, le costruzioni in cemento sono fatiscenti e l'aspetto é quello di una città sporca africana. Il caldo afoso e le zanzare fanno il resto. Tuttavia ovunque le persone sorridono e sono molto ospitali.

Il mercato é la sola cosa che vale la pena vedere, i colori, i sapori e il profumo della frutta locale sono imperdibili.

Per dormire non vi posso consigliare un granché, in compenso per mangiare valgono la pena sia Waterfront che Le Café du Village in riva al mare.


Banane da cuocere, granchi vivi e radici di igname, in vendita al mercato di Port Vila. Per la frutta si usano spesso i sacchi di foglie di cocco, meno inquinanti e più resistenti della plastica.


Isola di
Santo

Partiamo su un trabiccolo di aereo per Luganville sull' Isola di Santo. Qui Michael, un nostro amico, ci attende con il suo fuoristrada sgangherato, ruggine e vetri rotti. All'interno tiene una mazza per tenere lontani eventuali malintenzionati o ubriachi notturni. Lavora in un' impresa agricola, fanno un po' di tutto, quest'anno iniziano anche loro la produzione di kava. La sera ci porta ad una festa organizzata dalla comunità australiana. C'é anche un italiano, Piero, emigrato qui tanti anni fa, ha una fattoria dove coltiva e confeziona spezie , ginger e marmellate. La città di Luganville é stata costruita per ospitare mezzo milone di americani nella guerra contro il Giappone. Hanno costruito 40 cinema, 5 areoporti, ospedali e strade che come dice Michael ricordano gli Champs Elysée di Parigi. Finita la guerra se ne sono andati abbandonando tutto e gettando in mare tutto quello che restava. Sul fondo del mare sono ancora là, dai camions alle bottiglie di coca cola, dalle jeeps alle scatole di carne. Ci potete arrivare dalla spiaggia detta appunto "One Million Dollar Point", i relitti, a pochi metri dalla spiaggia, hanno dato albergo a una quantità di pesci e coralli impressionante. Peccato che il fondale sia un po' torbido.

A Santo ho fatto l'immersione su quello che si dice uno dei migliori relitti del Pacifico, il SS President Coolidge, una nave americana di 200 m di lunghezza, colata a picco dopo aver urtato una mina amica. L'immersione é notevole, partiamo dalla prua e ci dirigiamo verso la cabina di pilotaggio attraverso il corridoio laterale. Le sale con relativi addobbi sono ancora intatti, forse un po' incrostrati. L'unico neo, a parte l'affollamento di sub, é la torbidità dell'acqua e il limo che ricopre ogni cosa. Per info contattate aquamarine@vanuatu.com.vu


Qui a destra uno degli innumerevoli relitti nelle Vanuatu. In questo caso la nave è nel giardino di casa e non è ancora affondata. I bambini la usano come campo giochi

Qui a sinistra due Blue Holes vicino a Luganville, il primo completamente coperto di ninfee gialle e verdi, il secondo una piscina naturale di acqua dolce. I locali rimangono in queste piscine tutta la giornata, specie i weekend per sfuggire al caldo afoso dell'isola

Tutta l'isola é contornata da una zona costiera ricoperta da piantagioni di cocco, utilizzato per fare la copra e all'interno foresta vergine dove vi sono ancora nascosti alcuni villaggi Kastom. La sera troviamo un dubbio passaggio per Matantas, all'estremo nord dell'isola, dubbio nel senso che il bus ad un certo punto si ferma in un villaggio e ci scodella su un pick up di un amico. Ci battiamo per non essere fregati sul prezzo ma arriviamo di notte a destinazione.

Nel villaggio che abbiamo contattato per dormire (Vatthe Lodge, tel 36153), siamo gli unici turisti, il proprietario ci conduce nella nostra capanna con una torcia, l'elettricità non arriva fino a qui. Al centro un letto in legno avvolto da una zanzariera, state attenti a ragni, zanzare e i grandi pipistrelli (ulp !!), ci dicono prima di spegnere la torcia.

La mattina per colazione the, frittata, papaya e ananas. Partiamo per un trekking nella foresta di Nakatambol con una guida del villaggio. Impossibile trovare il cammino senza la guida e un buon macete. Passiamo sotto ad una colonia di "grandi pipistrelli"... adesso capisco... hanno un'apertura alare di 1 metro e assomigliano più a delle aquile. Ci sembra di essere in un mondo preistorico. Usciamo dalla foresta e arriviamo alla fine alla foce di un fiume, il sole alto sulle nostre teste e la sabbia nera ne fanno un altoforno. La guida taglia alcuni rami per proteggerci dal sole e procede nel cammino. Ci riposiamo sulla riva del fiume prima di riprendere la strada del ritorno. La sera una buona cena a base di riso, pollo, papaya e ananas (!!). Il posto é senz'altro l'ideale per chi vuole sfuggire da tutto. Per chi vuole raggiungere alcuni villaggi primitivi, occorrono 3 giorni di cammino ma se avessimo avuto più tempo l'avremmo senz'altro fatto.

La foresta intorno a Matantas. Qui a sinistra la spiaggia nera e qualche piantagione di ananas sotto casa. Sotto un piccolo paguro di 30 cm.
 


Isola di
Tanna

A Luganville, salutiamo il nostro amico Michael e prendiamo l'aereo per raggiungere l'Isola di Tanna, a sud nell'arcipelago. Qui, per dormire, vi consiglio il White Grass Ocean Resort gestito da un'australiana e un francese, molto accoglienti e cucina ottima. Vi sconsiglio invece vivamente il Tanna Evergreen Bungalows, segnalato dalla Lonely Planet, sporco, gestito da gente malonesta e completamente lasciato allo sbando dopo l'ultimo ciclone (2002).

A Tanna siamo andati al villaggio Kastom di Yakel. Gli uomini indossano solo il Namba, un proteggipene fatto di paglia e le donne delle gonne di paglia. Vivono in assoluta autonomia anche se i soldi dei turisti contribuiscono non poco alla loro economia. Le donne coltivano i legumi come la manioca e il taro (una sorta di patata) e raccolgono con i bambini la frutta (mango, ananas, banane e papaya). Gli uomini invece cacciano nella foresta maiali selvatici, pipistrelli (roussette), granchi del cocco e lumache. In molti lavorano il legno per fare armi (asce, frecce) o per fare il Tamtam, un tronco decorato e scavato all'interno, utilizzato per lanciare messaggi tra villaggi. Il prezzo del loro artigianato é in funzione solo della posizione sociale dell'artista all'interno del villaggio, non della qualità dell'articolo.

La maggiore attività maschile é pero quella di bere kava, soprattutto la sera o il weekend, ma anche in tutte le importanti cerimonie (nascite, matrimoni, funerali, celebrazioni, discorsi del capo tribù etc.).

Il kava viene preparato a partire dalle radici del kava appunto, tritate e macerate con acqua e saliva di un bambino scelto dal capo tribù. La soluzione viene poi distribuita ai partecipanti della cerimonia, in ordine di importanza, in gusci di cocco. In breve la vostra lingua e la vostra gola sono anestetizzate, tutti quanti parlano più piano e un benessere generale si diffonde.

Qui sopra gli uomini della tribu riuniti sotto un enorme Banyan. A destra il capo tribu mi dipinge il viso con delle bacche rosse. Sopra ancora momenti delle danze nella tribù.

Il giorno dopo ci siamo diretti verso il Mt. Yazur, un vulcano in piena attività nel bel mezzo della foresta.
Saliamo in mezzo alle nuvole e all'umidità, forse piove, non riusciamo a capire.
Il fumo del vulcano in cima prende il posto delle nebbie della foresta. Ogni tanto sentiamo dei botti tremendi ma non si vede un accidente. Finalmente dopo il calare del sole le nebbie si diradono e comincia lo spettacolo di lapilli.
Per gli amanti dello sci o del surf, consiglio anche di portarsi un paio di attrezzi da buttare e di provare la farina di cenere che ricopre le sue pendici, mi sa che é spettacolare... mmmh....mi sa che ci torno.